EPOPEA DELLA CUCINA FUTURISTA

La cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità,
sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa:
essa invece vuol finalmente creare un'armonia tra il palato degli uomini e
la loro vita di oggi e di domani.
Filippo Tommaso Marinetti

«Mangia con arte per agire con arte»
, sosteneva Filippo Tommaso Marinetti, il primo a rivoluzionare secondo i principii della cucina futurista la gastronomia in Italia e nel mondo. Per scoprire la storia e i segreti della cucina degli artisti futuristi, leggete il volume di Guido Andrea Pautasso, Epopea della cucina futurista, pubblicato (in 300 copie numerate) dalle Edizioni Galleria Daniela Rallo di Cremona.

www.guidoandreapautasso.com
http://vampirofuturista.blogspot.it/

Traduzione in lingua russa di Irina Yaroslavtseva

Переводчик: Ярославцева Ирина



giovedì 30 maggio 2013

Guido Andrea Pautasso e Epopea della Cucina Futurista al Convegno CIBO e/è CULTURA Università di Bari 31 maggio-1 giugno 2013

Guido Andrea Pautasso autore di Epopea della cucina futurista (Edizioni Galleria Daniela Rallo - Cremona) parteciperà al Convegno Cibo e/è cultura organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione Psicologia Comunicazione che si terrà presso l'Aula Magna dell'Università di Bari-Palazzo Ateneo ex Palazzo delle Poste dal 31 maggio al 1 giugno 2013. L'intervento di Guido Andrea Pautasso verterà sul tema "L'arte polimaterica della cucina futurista tra autarchia e sperimentazione" e si terrà nel pomeriggio di venerdì 31 maggio. In serata l'autore è invitato alla cena futurista a cura dei corsisti del Master in Educazione alimentare. Cibo e/è cultura Nell’ambito delle iniziative del Master di I livello in Educazione Alimentare dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, nei giorni 31 maggio e 1 giugno si svolgerà presso l’Università di Bari il Convegno di studi Cibo e/è cultura, su una tematica di grande attualità, che richiede una lettura critica proprio per l’invasività con cui si presenta nella realtà contemporanea: il rapporto dell’uomo col cibo e le sue implicazioni culturali. Nella prima giornata (a partire dalle ore 9.00 nell’Aula Magna del Palazzo Ateneo) si approfondirà il valore dell’alimentazione come segno, mezzo di comunicazione nelle diverse forme di linguaggio. La prima sessione, Cibo e parola, prevede un’intervista alla scrittrice Clara Sereni e interventi di Silvana Ghiazza, Polisemia del cibo nel testo letterario; Maria Catricalà, Word design e gastronomia: la retorica del cibo fra tavola e pubblicità; Augusto Ponzio –Susan Petrilli- Raccontando del cibo con le Fiabe Italiane di Italo Calvino; Giuseppe Bonifacino, Semantica del cibo in Gadda; Giacomo Cecere, A tavola con l’eroe dannunziano; Rossana Novielli, Il Tractatus de Vinea di Prospero Rendella; Roberto Calisi, La funzione metaforica del cibo nei libretti d’opera. La seconda sessione (dalle ore 15,30, sempre nell’Aula Magna) metterà a fuoco la funzione del cibo nelle varie forme di comunicazione visiva, dall’arte al cinema, con interventi di Pina Belli d’Elia, L’allusione al cibo nell’esperienza multisensoriale delle arti visive; Guido Andrea Pautasso, L’arte polimaterica della cucina futurista tra autarchia e sperimentazione; Isabella Pedicini, Mangiare con gli occhi; Anton Giulio Mancino Nutrire lo sguardo: note sulla buona alimentazione audiovisiva; seguirà un incontro con il regista Nico Cirasola. Particolare attenzione sarà riservata al movimento futurista, interessante per il valore polisemico attribuito alla gastronomia come esperienza estetica totalizzante; in questa linea sarà organizzata una serata futurista presso il Boscolo Hotel, a cura dei corsisti del Master in Educazione alimentare. La seconda giornata (a partire dalle ore 9.00 nella Sala 1 dell’ex Palazzo delle Poste) sarà dedicata al ruolo delle istituzioni nell’educazione alimentare: il valore culturale del cibo si rivela infatti fondamentale in ambito formativo, nell’educazione delle nuove generazioni, esposte ai rischi di massivi condizionamenti e spesso vittime di disturbi del comportamento alimentare; non a caso l’educazione alimentare è al centro dell’attenzione del mondo scolastico (a partire dall'imponente progetto ministeriale "Cibo & Scuola", avviato nel 2009 per la diffusione dell’educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado) e costituisce nello stesso tempo un nodo fondamentale di preoccupazione per il mondo civile: intorno al tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita" ruoterà un evento di risonanza internazionale come l'Expo 2015. Ne parleranno il Presidente del Comitato nazionale SCUOLAEXPO2015, Riccardo Garosci, L’educazione alimentare all’Expo 2015 e Anna Cammalleri, Dirigente Vicario dell’USR Puglia, L'educazione alimentare nell'ambito delle politiche per la salute. Seguirà una tavola rotonda, moderata dall’ing. Roberto De Petro, sulla situazione e sulle prospettive di educazione alimentare in Puglia, con la partecipazione di Marilia Tantillo, Il primo Master in Educazione alimentare dell’Università di Bari, Maria Veronico, Strategie didattiche per l'educazione alimentare, P. Vernì, Esperienze didattiche negli Istituti alberghieri, Francesco Divella, Il ruolo di Confindustria Bari e Bat nella promozione dell’industria del food. Il prestigio dei relatori, il taglio interdisciplinare e l’attuata sinergia tra scuola, università, istituzioni e territorio fanno di questo convegno un momento particolarmente significativo e rilevante. L'intervento di Guido Andrea Pautasso verterà sulle sperimentazioni della cucina futurista intesa come fenomeno artistico e culturale. L'arte polimaterica della cucina futurista tra autarchia e sperimentazione di Guido Andrea Pautasso Ancora oggi, parlando di cucina futurista, molti tendono a confondere il rinnovamento della gastronomia in chiave sperimentale e moderna proposto da Marinetti e dal futurismo con quegli elementi innovatori che vanno a comporre le creazioni della cucina contemporanea: una cucina segnata da combinazioni e contaminazioni di alimenti e di gusti estremi ed intensi, da destrutturazioni chimiche delle vivande, caratterizzata da una eccessiva e persistente ricerca di meri estetismi nella mise en place degli alimenti. In passato, critici gastronomici meno attenti si sono invece limitati a sottovalutare la cucina di Marinetti collegandola alle tante autarchiche espressioni del periodo del Ventennio, quasi a voler disconoscere la portata dell’innovazione futurista in ambito gastronomico, mettendone così in luce soltanto quegli aspetti provocatori e spettacolari che fornivano un contorno scenografico all’essenza delle sue sperimentazioni ardite. Altri detrattori invece sono andati sostenendo che nulla della Cucina Futurista avesse a che vedere con i sani principi dell’alimentazione dell’uomo moderno. Anzi, il più delle volte, i critici, senza nemmeno assaggiare i piatti futuristi, hanno liquidato come immangiabili le ricette proposte dai cuochi di Marinetti scartando a priori qualsiasi ipotesi di valutarne la loro natura e la loro ragione di essere. Per questi precisi motivi occorre riprendere il percorso della rivoluzione ‘cucinaria’ tracciato dal futurismo, nel tentativo di comprendere come la prima avanguardia totale del Novecento sia riuscita a sovvertire gli aspetti più noti e tradizionali della gastronomia non solo per un mero piacere estetico e visivo. L’obiettivo utopico di Marinetti era infatti quello di «Mangiare con Arte per agire con Arte»: ovvero di concretizzare a tutti i livelli della vita reale, e quindi senza escludere la cucina e la scienza dell’alimentazione, una sfrenata irruzione a trecentosessanta gradi dell’arte nella vita stessa. Il futurismo, che era riuscito a rivoluzionare radicalmente la pittura, la scultura, il teatro, l’architettura, la scenografia, la fotografia e il mondo del cinema, doveva dunque assurgere, al di là della sua collocazione temporale, ad una sorta di ‘religione civile’ estesa a tutti i campi della vita dell’uomo moderno. Dopo che il critico -e buongustaio- Guillaume Apollinaire aveva esortato i cuochi francesi a proporre una cucina cubista e a teorizzare piatti che rappresentassero una Cuisine Nouvelle già nel 1913, ecco che il futurismo, nella persona, prima dello chef Jules Maincave, poi di Marinetti stesso, scese in campo con proposte innovative e teorizzazioni che, seppur rivisitando in maniera estrema le basi tecniche della cucina degli antichi romani, della tradizione rinascimentale e di quella orientale, rivendicavano per la cucina italiana futurista un ruolo sperimentale preponderante nel panorama della gastronomia internazionale. Un ruolo che ancora oggi è assolutamente da riscoprire e da rivalutare. Piatti come tavolozze di colori, decorazioni geometrizzanti delle stoviglie, abolizione delle forchette per degustazioni e piaceri tattili prelabiali, utilizzo di vaporizzatori di profumi e acqua di colonia, musica dirompente caratterizzata da strumenti inusuali come gli intonarumori di Luigi Russolo o il motore a scoppio di un aeroplano, architetture metalliche dei ristoranti o locali dalle decorazioni stupefacenti, tutti insieme, diedero alla rivoluzione ‘cucinaria’ futurista l’ambientazione ideale e le suggestioni necessarie per trasformare la Cucina in un evento strabiliante, in un happening ricco di emozioni. Le performance dei cuochi futuristi diventarono l’espressione di una evoluzione del gusto che andava a correlare la creazione di progetto gastronomico assolutamente innovativo o di straordinarie ‘cene alla rovescia’, con i cuochi che si facevano ‘chimici del palato’ ancor prima di diventare artisti. L’arte, con Marinetti, entrò prepotentemente in cucina. Il Futurismo volle, come dichiarò Umberto Boccioni, che lo spettatore fosse posto al centro del quadro e non viceversa. Di fatto con la Cucina Futurista i piatti e le vivande si fecero opere d’arte, come se fossero quadri e sculture mangiabili, e lo spettatore abbandonò il suo ruolo tradizionalmente passivo finendo per diventare l’elemento centrale di un esperimento polisensoriale caratterizzato dalla fusione di sapori, di odori, e di suoni inaspettati -come recitava il titolo di un famoso manifesto teorico del pittore Carlo Carrà. Tra menù estrosi, caratterizzati da vivande dai gusti inusitati e da piatti paragonabili a sculture, il futurismo rivendicò con audacia il diritto ad una gastronomia esperienziale che fosse in grado di esprimersi in ogni sua forma come un esercizio di comunicazione basato su di un linguaggio completamente nuovo e diverso, polimaterico -per usare un termine caro all’aeropittore Enrico Prampolini. Il libro La Cucina Futurista, scritto a quattro mani da Marinetti e dall’artista Fillìa, non fu soltanto un manuale teorico-pratico ed un noioso contenitore di ricette, come spesso accade oggi ai libri pubblicati dai più importanti chef del mondo: Marinetti e Fillìa a gran voce rivendicarono per se stessi il ruolo di ‘agitatori gastronomici’ e di ‘rivoluzionari in cucina’. Allora la lotta contro gli spaghetti e la pastasciutta mossa da Marinetti a favore del consumo a tavola del riso non fu soltanto il frutto della mera propaganda autarchica fascista, ma una esortazione a sperimentare a tavola, a innovare la cultura del cibo e la mensa degli italiani per renderli nei loro gusti più coraggiosi e audaci. Marinetti e i suoi sodali, con le loro ricette, vollero tracciare dei principi fuori dall’ordinario per sperimentare nuovi piatti in cucina, e idealmente disegnarono anche una Via, uno speciale percorso dove l’Arte e la gastronomia si congiungevano all’etica e alla salute dell’uomo moderno pensato come un individuo capace di adorare la macchina e la natura alla stessa maniera. Assieme a Fillìa, a Prampolini e all’eclettico artista Thayaht, Marinetti stesso ebbe occasione per disquisire di qualità e naturalità dei cibi, di nutrizionismo, del potere energetico e della leggerezza degli alimenti, di diete salutari, vegetariane ed agilizzanti, sino a creare all’interno del movimento futurista una branca esclusivamente naturista, a cui spettava l’onere e il dovere di sostenere con scientificità l’esigenza di ottenere un rinnovamento non solo fisiologico ma anzitutto spirituale dell’italiano moderno. La cucina futurista, che contiene l’essenza stessa della declinazione dell’arte verso la sua polimatericità, non fu dunque un epifenomeno del movimento futurista voluto e creato da Marinetti nel Novecento, bensì incarnò l’espressione dell’evoluzione della cucina stessa nel XX secolo. Al di là delle provocazioni intellettuali, la cucina dei futuristi fu capace di confondere in maniera suggestiva arte, materia e sapore, e lo conferma la riscoperta del menu intitolato PLASTICA MANGIABILE: una cena creata apposta in memoria di Umberto Boccioni nel 1933 e tenutasi nei saloni della Galleria Pesaro a Milano, ottanta anni orsono. Gli ‘aerobanchetti’, così come lo straordinario esempio dato dai piatti proposti dal menu del primo ristorante futurista, ‘Taverna Santopalato’, e la lista delle vivande proposte al pranzo della PLASTICA MANGIABILE, consentono di comprendere come l’estro, la fantasia, la poesia, l’arte e il cibo possano diventare un solo elemento se combinati dalle abili mani degli chef futuristi. La rilettura delle ricette delle vivande create da artisti come Fillìa, Prampolini e Bruno Munari -per ricordarne soltanto alcuni tra gli chef futuristi più innovatori- rappresentano dunque il manifesto di una innovazione concreta e sconcertante delle infinite possibilità di trasformare la cucina in un vero e proprio laboratorio artistico. Del resto, Marinetti e gli ardimentosi cuochi del movimento futurista hanno dimostrato che l’arte in cucina non ha confini, se non quelli segnati dal desiderio e dai piaceri più estremi del palato.