Fabio
Ivan Denti, giornalista e caporedattore della rivista specialistica
“Barbusiness” intervista Guido Andrea Pautasso autore di Cucina
futurista. Manifesti teorici, menu e documenti (Abscondita 2015). Fabio
Ivan Denti presenterà assieme a Nicoletta Negro (Assessore alla Cultura del
comune di Albissola Marina), Luca Bochicchio (ADAC Università di Genova),
Federico Zanoner (Mart-Archivi del '900) nel Giardino Museo G. Mazzoti di
Albissola Marina sabato 30 maggio alle ore 17.30.
FIB
Tema fondante dell’evento mondiale EXPO2015 è «Nutrire il pianeta,
Energia per la vita».
Cosa lega l’esposizione internazionale alla sua riscoperta della Cucina
futurista?
GAP
«Nutrire il pianeta, Energia per la vita» è uno slogan che pare essere stato
direttamente ‘prelevato’ dalle ricerche e dalle teorie di Filippo Tommaso
Marinetti quando propose la sua Cucina futurista: una cucina creativa,
colorata, sana, moderna, svecchiatrice e soprattutto capace di creare una
armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani.
Le parole di Marinetti non erano soltanto
delle semplici trovate pubblicitarie e propagandiste: egli concepì la gastronomia
del movimento futurista come la prima forma di cucina avveniristica i cui
piatti fossero paragonabili a delle vere e proprie opere d’arte all’avanguardia.
Tutto ciò iniziò a partire dal settembre del 1913, quando un cuoco francese,
Jules Maincave, scrisse e pubblicò a Parigi il primo manifesto della cucina
futurista. Poi negli anni Trenta, Marinetti assieme all’aeropittore Fillia,
dette una più precisa e concreta definizione della gastronomia dei futuristi
con la pubblicazione del volume La Cucina
Futurista, dove vennero raccolti i testi programmatici, i menu e le ricette
ideate da cuochi, da pittori e da intellettuali che inseguivano il sogno di
trasformare la tavola degli italiani in un originale laboratorio artistico.
FIB
Questo è quanto emerge dalla lettura
del suo ultimo libro, Cucina futurista.
Manifesti teorici, menu e documenti, edito da Abscondita, che rivela ai
lettori anche ricette nuove, sino ad ora sconosciute, menu dalle forme
straordinarie e componimenti poetici, anche ironici, dedicati al vino, che non
hanno trovato collocazione nei libri di studio precedentemente pubblicati
sull’argomento.
GAP
Ad occuparsi di Cucina futurista
sono stati critici di fama internazionale come Germano Celant, Claudia Salaris
e Maurizio Scudiero. Celant ha individuato il tema della cucina in occasione
della mostra Futurismi a Palazzo Grassi nel 1986; Claudia Salaris ha scritto i
primi articoli sull’argomento sulla rivista specialistica “Gola” negli anni
ottanta e poi nel 2000 ha pubblicato il primo e fondamentale studio sulla
cucina del movimento marinettiano, Cibo
futurista: dalla cucina nell’arte all’arte in cucina. Mentre Scudiero da
sempre si occupa della figura eclettica di Fortunato Depero, artista, designer e cuoco futurista che, per
dirla in breve, costruì un vero e proprio rapporto di collaborazione con l’azienda
milanese Campari e, oltre a promuovere straordinarie campagne pubblicitarie,
inventò il modernissimo packaging -la
bottiglietta a forma di bicchiere rovesciato- del Campari Soda e forse anche il
primo distributore automatico di bibite della storia.
Tuttavia sino ad oggi, nonostante
queste importanti ricerche, e la pubblicazione nel 2009 del mio libro, Epopea della cucina futurista, mancava
un volume che catalogasse e riuscisse a storicizzare quanto scritto dai
futuristi sulla gastronomia. Per questo ho voluto raccogliere gli elementi
fondamentali e più rappresentativi della Cucina futurista, spaziando dai
manifesti teorici ai menu (considerando anche quelli ispirati dal futurismo),
alle ricette (prendendo però in considerazione quelle che non furono pubblicate
nella La Cucina Futurista, bensì
apparirono sulle pagine della famosa rivista “La Cucina Italiana” di Umberto e
Delia Notari), alle poesie e ai proclami messi in atto dal movimento
marinettiano. In questo modo, riuniti in un unico volume, è possibile
ri-leggere una pagina di storia della gastronomia e non solo.
FIB
In effetti Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti si presenta
come una raccolta di materiali collazionati e proposti al lettore con
precisione filologica. Ma l’apparenza inganna, perché in realtà dietro questo
aspetto scientifico, il libro è leggibile sia come una baedeker di cucina futurista, sia come se fosse un lungo racconto
che si snoda attraverso le vicende di un gruppo di artisti, di cuochi, di pasticcieri,
di barman, di pittori, di scrittori, di poeti, di pubblicitari e di designer,
che furono tra i primi a voler cambiare in chiave artistica e moderna la nostra
cucina.
GAP
Si potrebbe cominciare a parlare
di Jules Maincave, che rispose ai proclami della Cucina cubista voluta da
Guillaume Apollinaire, con le sue ricette a base di rane farcite con pasta di
granchiolini rosa, di uova affogate nel sangue di bue e di filetti di sogliola
alla crema Chantilly; oppure raccontare quando Marinetti gridò al popolo
italiano, attraverso la radio, che la pastasciutta doveva scomparire dalle loro
tavole. O quando Fillia propose di sostituire i piatti e le pietanze con
pillole sintetiche e, ancora più audacemente, con onde radio nutrienti, come se
l’uomo fosse già pronto a viaggiare nello spazio. Sempre restando in tema di
stranezze: come dimenticare Tango, il cocktail proposto da un geniale barista
fiorentino che aveva aperto il suo locale proprio vicino al famoso Caffè delle
Giubbe Rosse frequentato dal gruppo dei sodali di Marinetti e, per cavalcare la
moda e non perdere i clienti più all’avanguardia, si inventò un aperitivo antialcoolico
futurista? E poi pensiamo a quanto può essere ancora oggi attuale la dieta futurista tutta vegetariana, a
base di frutta e verdura cruda, proposta da Ernesto Michaelles in arte Thayaht?
E come non rimanere colpiti dall’inventiva con cui i futuristi presentarono i
loro piatti, realizzarono i menu, che chiamavano italianamente Lista vivande, o
allestirono i banchetti posizionando il motore a scoppio di un aeroplano al
centro della sala per conferire ai commensali l’idea di vivere una esperienza
assolutamente poli-sensoriale.
FIB
La Cucina futurista può essere
quindi riconosciuta come un grande esperimento, iniziato e fortemente voluto da
Marinetti, che consente comprendere l’evoluzione della gastronomia del nuovo
millennio improntata sulla destrutturazione degli alimenti, sulla
sperimentazione molecolare, sulla rivisitazione dei materiali stessi che
compongono le vivande in nome della scoperta di nuovi sapori sempre più audaci
ed estremi. Una ricerca che ha interessato anche la miscelazione dei liquori e
la creazione di nuovi mix per bibite e aperitivi.
GAP
Il caso della miscelazione degli
alcoolici è uno degli episodi più straordinari e meno indagati della
rivoluzione alimentare proposta dai futuristi: le Polibibite, alcune inventate
dallo stesso Marinetti furono dei capolavori di costruzione basate addirittura
sull’utilizzo di succhi gelati o congelati. In realtà è avvenuto, su tutti i
fronti possibili della sperimentazione alimentare, quanto proclamato da
Marinetti, che nel suo Manifesto della
cucina futurista, in anticipo sui tempi, chiese ai cuochi di diventare dei
chimici dell’intuizione.
FIB
Così gli artisti indossarono i
panni dei cuochi e viceversa?
GAP
In occasione delle celebrazioni
nazionali in memoria di Umberto Boccioni nel 1933, con l’allestimento alla
Galleria Pesaro del banchetto intitolato PLASTICA MANGIABILE, l’aeropittore
Enrico Prampolini e Bruno Munari, già illustratore futurista e proto-designer, realizzarono piatti che erano
opere d’arte utilizzando materiali impensati ed extra-pittorici. Di lì a poco,
Prampolini scrisse un importante pamphlet,
intitolato Arte polimaterica, dove
rivendicava il diritto degli artisti moderni di creare utilizzando elementi
prelevati anche dalla realtà quotidiana.
Paradossalmente, per quanto riguarda
la cucina, è accaduta la stessa cosa: Marinetti, perfetto agitatore
gastronomico, ha dato il via alla ricerca ottanta anni fa. Oggi gli chef hanno potuto scoprire formulazioni
di nuovi ingredienti in grado di portare alla luce nuove texture di sapori per cibi e vivande sempre più all’avanguardia.
FIB
Ecco allora che le sue ricerche
dimostrano che Marinetti è veramente il padre della cucina moderna.
GAP
Soprattutto in un’epoca dove
l’Arte è entrata prepotentemente nella vita quotidiana, dovremmo riconoscere
che la cucina moderna è figlia del Futurismo.
Le immagini sono tratte dal libro di Guido Andrea Pautasso, Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti, Milano, Abscondita, 2015. Fotografie di Marco Cavalli