EPOPEA DELLA CUCINA FUTURISTA

La cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità,
sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa:
essa invece vuol finalmente creare un'armonia tra il palato degli uomini e
la loro vita di oggi e di domani.
Filippo Tommaso Marinetti

«Mangia con arte per agire con arte»
, sosteneva Filippo Tommaso Marinetti, il primo a rivoluzionare secondo i principii della cucina futurista la gastronomia in Italia e nel mondo. Per scoprire la storia e i segreti della cucina degli artisti futuristi, leggete il volume di Guido Andrea Pautasso, Epopea della cucina futurista, pubblicato (in 300 copie numerate) dalle Edizioni Galleria Daniela Rallo di Cremona.

www.guidoandreapautasso.com
http://vampirofuturista.blogspot.it/

Traduzione in lingua russa di Irina Yaroslavtseva

Переводчик: Ярославцева Ирина



lunedì 19 ottobre 2015

CUCINA FUTURISTA ARTS&FOODS INTERVISTA A GUIDO ANDREA PAUTASSO


Riscoprire la cucina futurista, cibo come avanguardia del domani

Guido Andrea Pautasso, Marinetti e la mostra Arts&Foods

Leonardo Merlini, giornalista di askanews, alla mostra Arts&Foods. Rituali dal 1851, curata da Germano Celant: un’occasione per incontrare Guido Andrea Pautasso, per ragionare con lui sulla gastronomia dei futuristi e con l’occasione presentare il libro Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti (Abscondita, Milano 2015).

La cucina futurista, il cibo come avanguardia del domani

Incontro con Guido Pautasso dentro la mostra Arts and Foods

Milano (askanews) - "Rotelle tempiste di carciofi. Sono dei bei fondi di carciofi con un ripieno di crema, con lingua e giambone legati all'uovo e gratinati in forno, serviti con del burro fuso a parte, colato sopra ancora friccicante".
Una ricetta, questa volta non di un super chef, bensì ispirata al Futurismo italiano.
Guido Andrea Pautasso, saggista e studioso di vasta curiosità, l'ha inserita - ed è una sorta di inedito - nel suo libro dedicato alla cucina futurista, un fenomeno che occupa un certo spazio anche all'interno della grande mostra Arts & Foods che Germano Celant ha curato per Expo in Triennale a Milano. Un ragionamento, quello dei futuristi sulla cucina, che ha in nuce il senso di ricerca di un'arte totale portato avanti a inizio Novecento da Filippo Tommaso Marinetti e dai suoi ardimentosi sodali.
"Marinetti - ci ha spiegato Pautasso - aveva pensato a una serie di manifesti che testimoniavano l'evoluzione del suo percorso artistico, è partito dal teatro, è passato alla filosofia stessa, è andato alla cinematografia, ha rielaborato la danza, ha reinventato la musica con gli intonarumori, ma soprattutto ha trasformato la gastronomia in qualcosa di moderno".
Il nuovo, la velocità, il cambiamento, la lotta contro la pastasciutta che imbolsiva il popolo italiano... la storia della cucina futurista, fatta di ricette, ma anche di design e di menu e asciugamani in alluminio nel ristorante Santopalato, è storia di un'avanguardia che mantiene ancora oggi grande forza e attualità.
"Gli artisti - ha aggiunto Pautasso - diventavano dei chimici dell'intuizione, già lo facevano con i colori, ma questa volta arrivavano a operare direttamente con la gastronomia, toccando il cibo. Il cuoco diventa l'artista, l'artista diventa il cuoco".
Pautasso è un cronista appassionato e attraverso gli oggetti esposti in Triennale tratteggia un racconto che, come è didascalicamente corretto che sia, guarda anche al futuro.
"La cucina futurista - ha concluso lo studioso - è un modo diverso di pensare come mangiare domani".
Un domani che parte dalla riflessione sulla storia culturale in primis del nostro Paese, ma che abbraccia l'intera vita, come è giusto che la grande arte continui incessantemente a fare, anche oltre un secolo dopo il manifesto di Marinetti.
Leonardo Merlini
TESTO:
http://www.askanews.it/regioni/lombardia/la-cucina-futurista-il-cibo-come-avanguardia-del-domani_711635251.htm

VIDEO:
http://www.askanews.it/cultura/riscoprire-la-cucina-futurista-cibo-come-avanguardia-del-domani_711635170.htm

domenica 18 ottobre 2015

CUCINA FUTURISTA & MISCELAZIONE FUTURISTA: Fabio Denti e Matteo Cioffi in BarBusiness

Il giornalista Fabio Ivan Denti sulla rivista BARBUSINESS, nel numero di giugno, ha proposto ai lettori  il libro di Guido Andrea Pautasso Cucina Futurista. Manifesti teorici, menu e documenti (Abscondita, Milano 2015).


La cucina
FUTURISTA ALLA RIBALTA


Futurismo e gastronomia, un legame solido e ricco di spunti originali, a partire da quelli contenuti nel libro ‘La Cucina Futurista’, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1932, dove vennero raccolti i testi programmatici, i menu e le ricette ideate da cuochi, pittori e intellettuali che inseguivano il sogno di trasformare la tavola degli italiani in un originale laboratorio artistico. A distanza di 83 anni, Guido Andrea Pautasso, scrittore e artista poliedrico, ha presentato il volume ‘Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti’, edito da Abscondita, che rivela ai lettori ricette nuove, menu dalle forme straordinarie e componimenti poetici, anche ironici, dedicati al vino, che non hanno trovato collocazione nei libri di studio recentemente pubblicati sull’argomento.
Fabio Denti


Sullo stesso numero, Matteo Cioffi segnala il ritorno della mixability italiana e la riscoperta delle storiche polibibite inventate da Filippo Tommaso Marinetti e dagli artisti futuristi. Un fenomeno favorito dall’impegno di alcuni bartender, come Fulvio Piccinino (autore di un interessantissimo saggio La miscelazione futurista. Polibibite, la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni trenta, stampato da Cocchi Editore),che hanno voluto ricalcare ricette e stili che di fatto rappresentano gli albori e le origini del bere miscelato italiano. Il tutto riproposto in chiave moderna.




Fulvio Piccinino, autore di La miscelazione futurista (Cocchi Editore) in azione
Per ulteriori approfondimenti:
http://www.barbusiness.it/2015/07/il-ritorno-della-mixability-italiana/

venerdì 16 ottobre 2015

RECENSIONE DI CESARE DE MICHELIS A PIERO MANZONI DIVORARE L'ARTE "ARTEiN" ottobre 2015



Piero Manzoni o del "Grado Zero" 
L'ARTISTA HA INDICATO LA STRADA DI UN RADICALE RINNOVAMENTO


Piero Manzoni, a inseguirlo lungo i percorsi delle sue sperimentazioni, si rivela distante da ogni pratica del fare e quindi anche dell'arte come è stata intesa nel corso dei secoli, piuttosto sembra misurarsi con la paradossale consistenza dei pensieri - i concetti- se non addirittura delle parole, letteralmente inafferrabili nella loro impalpabile materia grafica o sonora, ma pesanti e resistenti come pietre - la similitudine, si sa, è di Carlo Levi - nella loro forza espressiva e irriducibili a un senso univoco, piuttosto luminose e cangianti come le riconosciamo nella poesia moderna. Un letterato, dunque, anche se tutt'altro che tradizionale, anzi programmaticamente sperimentale come i suoi coetanei della neoavanguardia, che infatti aveva per compagni di scuola, da Antonio Porta - alias Leo Paolazzi – a Nanni Balestrini, fino a Vanni Scheiwiller, coi quali condivise la scrittura di manifesti e la pratica di pubblicare riviste.
Non è casuale che le sue invenzioni affidino la loro durata alla testimonianza scritta - narrativa, poetica, filosofica, al racconto di sé, certo più affidabilmente che a quella visiva, esplicitando un'affinità linguistica altrimenti non facilmente riconoscibile: in principio piuttosto che l'opera sta l'idea, che si rivela prima in parole, magari heideggerianamente scomposte per svelarne il senso originario, che invece nella metafora delle performance si occulta, chiedendo un arduo impegno ermeneutico.
Quando, il 21 luglio I960 la galleria Azimut - la stessa insegna della rivista di Manzoni e Castellani - invitò alla Consumazione dell'arte dinamica del pubblico divorare l'arte, il pubblico, di fronte a 150 uova sode contrassegnate dall'impronta del pollice dell'autore, in poco più di un'ora fece sparire le "sculture da mangiare" in un rito di comunione nel quale l'opera si con-fondeva con lo spettatore mutandone il destino.
L'arte, insomma, non c'era più, negata nella sua stessa essenza, mentre acquistava risalto il discorso che proclamava la fine di ogni estetismo retorico e sentimentale e indicava un percorso di radicale cambiamento, che dalle Uova, attraverso le modelle delle Opere vive, gli oggetti bianchi degli Achrome, i palloncini dei Corpi d'aria o dei Fiato d'artista, i rotoli di carta delle Linee, arrivava sino alle scatolette di Merda d'artista, e cioè a una sorta di grado zero della scrittura e dell'arte, dal quale si poteva soltanto ri-cominciare da capo.
Tutto questo diventa ora evidente leggendo il bel libro di Guido Andrea Pautasso, Piero Manzoni. Divorare l'arte (Electa, pp. 176 illustrate, € 22,00).

Cesare De Michelis

RECENSIONE DI CARA RONZA A PIERO DIVORARE L'ARTE di GUIDO ANDREA PAUTASSO













DIVORARE L'ARTE NON FU AFFATTO UNO SCHERZO
 
Nel 1960, quando Piero Manzoni (1933-1963) iniziò a firmare le prima uova con la sua impronta digitale, «l’arte versava  in un evidente stato di crisi», spiega Guido Andrea Pautasso, «con il dipingere considerato obsoleto e con l’elemento pittorico associato a tutte le possibili contaminazioni estetiche e formali». Era venuto il momento di trovare un nuovo linguaggio, scriveva all’epoca Manzoni, che non avesse nulla a che fare col vecchio, che utilizzasse «solo materiali (pensieri e forme) della propria epoca» e che soprattutto riuscisse «a creare un più diretto rapporto tra opera e spettatore». Ecco come nacquero le Uova scultura, gli Achrome di panini e caolino, ed ecco perché la performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, il 21 luglio 1960 allla Galleria Azimut, non fu affatto una “trovata” né uno “scherzo”, come la definirono a botta calda critici autorevoli da Gillo Dorfles a Maurizio  Fagiolo dell’Arco. All’arte commestibile e alla formulazione della sua idea è dedicato questo saggio.

Cara Ronza