DIVORARE L'ARTE NON FU AFFATTO UNO SCHERZO
Nel
1960, quando Piero Manzoni (1933-1963)
iniziò a firmare le prima uova con la sua impronta digitale, «l’arte versava
in un evidente stato di crisi»,
spiega Guido Andrea Pautasso, «con il dipingere considerato obsoleto e con l’elemento
pittorico associato a tutte le possibili contaminazioni estetiche e formali». Era venuto il momento di trovare un nuovo
linguaggio, scriveva all’epoca Manzoni, che non avesse nulla a che fare col
vecchio, che utilizzasse «solo materiali (pensieri
e forme) della propria epoca» e che soprattutto
riuscisse «a creare un più diretto rapporto tra opera e
spettatore». Ecco come nacquero le Uova scultura, gli Achrome
di panini e caolino, ed ecco perché la performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, il 21
luglio 1960 allla Galleria Azimut, non fu affatto una “trovata” né uno “scherzo”,
come la definirono a botta calda critici autorevoli da Gillo Dorfles a Maurizio Fagiolo dell’Arco. All’arte commestibile
e alla formulazione della sua idea è dedicato questo saggio.
Cara Ronza
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