EPOPEA DELLA CUCINA FUTURISTA

La cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità,
sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa:
essa invece vuol finalmente creare un'armonia tra il palato degli uomini e
la loro vita di oggi e di domani.
Filippo Tommaso Marinetti

«Mangia con arte per agire con arte»
, sosteneva Filippo Tommaso Marinetti, il primo a rivoluzionare secondo i principii della cucina futurista la gastronomia in Italia e nel mondo. Per scoprire la storia e i segreti della cucina degli artisti futuristi, leggete il volume di Guido Andrea Pautasso, Epopea della cucina futurista, pubblicato (in 300 copie numerate) dalle Edizioni Galleria Daniela Rallo di Cremona.

www.guidoandreapautasso.com
http://vampirofuturista.blogspot.it/

Traduzione in lingua russa di Irina Yaroslavtseva

Переводчик: Ярославцева Ирина



venerdì 15 marzo 2019

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Crinò N. 5, Vermouth dadaista

Febbraio 1921. Lo scrittore dadaista Clement Pansaers, ispirato dalla frequentazione a Parigi del Café Certâ, pubblica un racconto in versi intitolato Bar Nicanor per descrivere le doti possedute dal maître en cocktail-mixtures Maurice, ex barman capace di incantare i fortunati avventori del suo locale con cocktail paragonabili a pozioni magiche d’altri tempi.
Immerso in una sorta di impressionante viaggio iniziatico tra succhi dionisiaci e ebbrezze alcooliche, Pansaers si abbandona a sensazioni gustative raffinate e descrive in maniera poetica le specialità servite al Café Certâ ricordandone i nomi estrosi, eccentrici e cosmopoliti come l’Egg Nogg, il Pick me up, il Gin-Whisky, il Manhattan, il Californian Cocktail, il Flip Flap, il Wodka Brandy e il T.-C., sigla misteriosa che cela la mescolanza di ghiaccio, scorza d’arancia, Triple sec e Cointreau. Altri esperimenti alchemico-liquorosi speciali, come il Mousse Moka, il Théatra Flip e il Dada cocktail, sono invece frutto della capacità inventiva del suo alter ego Maurice: creazioni fantasiose e visionarie immaginate per pochi temerari degustatori in grado di cogliere la potenzialità inebriante e le infinite sfumature offerte dall’arte del bere miscelato.
A sviluppare e a dare concretezza oggi alle idee radicali e innovative dei dadaisti in merito alle sperimentazioni alcooliche, è il giovane e audace barman della Pasticceria Massimo di Milano, Luca Crinò.
Luca Crinò
Da esperto e entusiasta miscelatore di spiriti, Crinò ha sviluppato le sue ricerche dimostrando di essere un liquorista di altissima qualità e ha creato prima il Vermouth N.7 e il Bitter N.3, poi il neonato Vermouth N.5: liquori destinati alla preparazione dei suoi cocktail per fare sì che essi siano unici e indimenticabili come opere d’arte, e sensazionali proprio come le bevande alchemiche e quasi magiche servite da Maurice in Bar Nicanor.
In particolare il Vermouth N.5 si è rivelato un esperimento straordinario e una sfida portata avanti da un vero maestro liquorista che, con una operazione azzardata e complessa, ha saputo mutare il sapore dolciastro del marsala nel secco assoluto caratteristico dell’extra dry, dando così vita a una miscela liquorosa differente rispetto a qualsiasi altro Vermouth.
La combinazione di droghe e di spezie, assieme all’elaborazione di elementi (segreti) derivati dagli alcolati della frutta e degli agrumi, conferisce al Vermouth N. 5 un timbro deciso che rimanda la memoria al respiro dei profumi e degli aromi tipici del territorio siciliano. La vera novità della creazione alcoolica di Crinò è però il sapore unico, ottenuto grazie a una manipolazione di assenzio romano, dittamo cretese, balsamite e maggiorana, che al palato si manifesta con un’esplosione di essenze naturali sorprendenti e impreviste.
Per il Vermouth N. 5, come del resto per gli altri liquori prodotti da Crinò, l’etichetta è stata disegnata appositamente basandosi sull’utilizzo di linee geometriche immanenti che rammentano gli esperimenti tipografici radicali delle avanguardie artistiche del Novecento. E la scelta del colore verde di fondo, che si staglia nei contorni della grafica ridefinendone i caratteri bianchi del numero 5, contraddistingue e differenzia il Vermouth di Crinò dagli altri vini aromatizzati. Il verde, colore magico par excellence, afferma così il desiderio stregonesco di Crinò di poter rivoluzionare, ancor prima di reinterpretare, l’arte della miscelazione alcoolica e della liquoristica moderna.
Lo spirito trasgressivo e gioioso di Dada non si è mai sopito. Nel XXI secolo la volontà dei dadaisti di stupire e di meravigliare il pubblico si manifesta ancora una volta grazie al Vermouth N.5, ideato dal Maestro dell’arte del bere miscelato Luca Crinò che, al di là dei gusti e della moda dell’aperitivo tradizionale, alla Pasticceria Massimo, propone esperienze alcooliche uniche e drink non convenzionali, soprattutto non replicabili altrove pena la perdita della fantasia creativa di un barman e liquorista perfezionista, genialmente folle e dall’anima dadaista.

Guido Andrea Pautasso