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Le prime dieci righe del primo capitolo del volume Epopea della Cucina Futurista di Guido Andrea Pautasso stampato in trecento copiea numerate dalle Edizioni Galleria Daniela Rallo di Cremona
I primi passi della rivoluzione futurista in cucina
Nel “Manifeste de la cuisine futuriste” (1913), Jules Maincave, cuoco, amico di Guillaume Apollinaire e «artista del palato» -così lo definì il fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti- esortò gli chef alla sperimentazione gastronomica rivendicando la necessità di «una cucina adeguata alla vita moderna e alle ultime concezioni della scienza». Fu proprio lo chef Maincave, ucciso dal fuoco tedesco sulle Argonne, a tentare di creare le prime vivande futuriste e a divertirsi nel realizzare con creatività e fantasia piatti bizzarri come le «rane riempite di una pasta di granchiolini rosa»; le «uova affogate nel sangue di bue da servirsi su un purée di patate allo sciroppo di lampone»; i «filetti di sogliola alla crema Chantilly, spolverati di lische pestate» o il «filetto di bue alla “Fantasio”», realizzato in omaggio alla rivista parigina che aveva pubblicato il suo coraggioso manifesto.
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