In occasione della II Settimana della Cucina Italiana nel mondo
Conferenza di Guido Andrea Pautasso
organizzata da Istituto di Cultura Italiana di Mosca
Conferenza di Guido Andrea Pautasso
organizzata da Istituto di Cultura Italiana di Mosca
GARAGE MUSEUM - Mosca 27 novembre 2017
The surprise of the FUTURIST KITCHEN
In December of 1930 a voice from the radio shook the conscience of the Italians. It was Philip Tommaso Marinetti, inventor of the Futurist movement, who marked three astonishing words for our nation: «Lower the puddle!» - «Aboliamo la pastasciutta!».
Futurism, which since its
founding in 1909 had had a utopian reconstruction of the universe as a project,
had dared to enter into what was considered to be the most intimate and sacred
place of the people of our country: the Kitchen.
Since 1913, Marinetti,
together with a French cook, Jules Maincave, had launched the Manifesto of Futuristic Kitchen,
dreaming of revolutionizing Italian gastronomy in the name of unconventional
experimentation of food. The Futurist Kitchen was to be «a new, rewarding,
optimistic, exciting, inexpensive power», a «human» kitchen that clashed with
the old and traditional «kitchen-museum» of the past.
Marinetti’s cooking
revolution, ahead of time, proposed «the noble and noble purpose for everyone
to radically modify the power by fortifying it, dynamizing it, and
spiritualizing it with brand-new foods where experience, intelligence and
fantasy», replaced «quantitatively, banal, repetitive and costly». The goal was
to forget the Italians «the puffed man», «cubic, massive, embossed» that was
not a symbol but an «alogic synthesis of many sensations: fear of the future,
cold and solitude of the night, vision of life 20 years later, etc.». Artisans
of the Futurist Kitchen were chefs and artists who, following the myth of
modernity at table, invoked the advent of chemistry, synthetic and artificial
foods, and the diffusion through the radio of «nutritious waves». With
Marinetti the dishes became palettes of colors, the dishes were marked with
geometric decorations, the forks were abolished to favor «tastings and
delightful prelabial pleasures», the atmosphere of the dining rooms was full of
perfumes and of Cologne Water splash armed with vaporizers, while a disruptive
music characterized by unusual instruments such as Luigi Russolo’s intonation
or the rumbling engine bursting on an airplane pervaded the environment.
Futurist restaurants, such as the Taverna Santopalato, had to reflect in all
and all the innovative character of the movement, and were characterized by the
presence of amazing decorations on the walls and designed with new materials
such as aluminum, local a metallic science fiction atmosphere. To those who sat
down to the futuristic lunches and aerobatics, all this gave the exact perception
of experiencing a tremendous event, participating in an ante-litteram that allowed him to abandon the mere role of diner to
become the «vital element of a unique and surprising moment, never lived
before». Thus, Marinetti and futurists, years before the advent of Nouvelle
Cuisine, of the experiments of deconstructive
and molecular kitchen, of so-called
food designers, turned the kitchen into a real laboratory of active and
emotional participation in the fusion creative art with life.
Alcuni momenti della Conferenza al GARAGE MUSEUM di Mosca |
LA SORPRESA DELLA CUCINA
FUTURISTA
Nel dicembre del 1930 una
voce proveniente dalla radio scosse le coscienze degli italiani. Era Filippo
Tommaso Marinetti, l’inventore del movimento futurista, che scandì tre parole
sconvolgenti per la nostra nazione: «Abbasso la pastasciutta!»
Il Futurismo che sin dalla
sua fondazione nel 1909 aveva avuto come progetto una utopica Ricostruzione
dell’universo, attraverso il grido del suo fondatore aveva osato entrare in
quello che era considerato il luogo più intimo e sacro dei cittadini del nostro
paese: la Cucina.
Sin dal 1913, Marinetti
assieme ad un cuoco francese, Jules Maincave, aveva lanciato il Manifesto della cucina futurista,
sognando di rivoluzionare la gastronomia italiana in nome di una
sperimentazione non convenzionale delle vivande. La Cucina futurista doveva
infatti essere «una alimentazione
nuova, rallegrante, ottimista, eccitatrice dell’ingegno, poco costosa»: una
cucina «umana» che si scontrasse contro la vecchia e tradizionale
«cucina-museo» del passato.
La «rivoluzione cucinaria» di Marinetti, in
anticipo sui tempi, proponeva «lo scopo alto, nobile ed utile a tutti di
modificare radicalmente l'alimentazione fortificandola, dinamizzandola e
spiritualizzandola con nuovissime vivande in cui l'esperienza, l'intelligenza e
la fantasia» sostituissero «economicamente la quantità, la banalità, la
ripetizione e il costo». L’obiettivo era far dimenticare agli italiani «l’uomo
panciuto», «cubico, massiccio, impiombato» che non era un simbolo bensì una
«sintesi alogica di molte sensazioni: paura della realtà futura, freddo e
solitudine della notte, visione della vita 20 anni dopo, ecc.». Artefici della
Cucina futurista erano cuochi ed artisti che inseguendo il mito della modernità
a tavola invocavano l’avvento della chimica, delle vivande sintetiche e
artificiali, e della diffusione per mezzo della radio di «onde nutrienti». Con
Marinetti i piatti diventavano tavolozze di colori, le stoviglie erano segnate
da decorazioni geometrizzanti, le forchette erano abolite per favorire
«degustazioni e piaceri tattili prelabiali», l’atmosfera delle sale da pranzo
era intrisa di profumi e di ‘Acqua di Colonia’ spruzzata da camerieri armati di
vaporizzatori, mentre una musica dirompente caratterizzata da strumenti
inusuali come gli intonarumori di
Luigi Russolo o il rombante motore a scoppio di un aeroplano pervadeva
l’ambiente. I ristoranti futuristi, come la ‘Taverna Santopalato’, dovevano
riflettere in tutto e per tutto il carattere innovativo del movimento, e per
questo erano caratterizzati dalla presenza di decorazioni stupefacenti alle
pareti e progettati con materiali nuovissimi, come l’alluminio, che conferiva
ai locali una atmosfera metallizzata da fantascienza. A chi si ritrovava a
sedere ai pranzi e agli aerobanchetti futuristi, tutto ciò conferiva l’esatta
percezione di vivere un evento strabiliante, di partecipare ad un happening (ante-litteram) che gli permetteva di abbandonare il semplice ruolo
di commensale per diventare l’elemento vitale di un momento unico e sorprendente,
mai vissuto prima. Così Marinetti e i futuristi, anni prima dell’avvento della Nouvelle Cuisine, delle sperimentazioni
della cucina ‘decostruzionista’ e ‘molecolare’, dei cosiddetti food-designer, trasformarono la Cucina
in un vero e proprio ‘laboratorio’ di partecipazione attiva ed emotiva alla
fusione creativa dell’Arte con la vita.
Guido Andrea Pautasso
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