EPOPEA DELLA CUCINA FUTURISTA

La cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità,
sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa:
essa invece vuol finalmente creare un'armonia tra il palato degli uomini e
la loro vita di oggi e di domani.
Filippo Tommaso Marinetti

«Mangia con arte per agire con arte»
, sosteneva Filippo Tommaso Marinetti, il primo a rivoluzionare secondo i principii della cucina futurista la gastronomia in Italia e nel mondo. Per scoprire la storia e i segreti della cucina degli artisti futuristi, leggete il volume di Guido Andrea Pautasso, Epopea della cucina futurista, pubblicato (in 300 copie numerate) dalle Edizioni Galleria Daniela Rallo di Cremona.

www.guidoandreapautasso.com
http://vampirofuturista.blogspot.it/

Traduzione in lingua russa di Irina Yaroslavtseva

Переводчик: Ярославцева Ирина



martedì 12 maggio 2015

CUCINA MODERNA E FUTURISMO Fabio Ivan Denti intervista Guido Andrea Pautasso autore di Cucina futurista




Fabio Ivan Denti, giornalista e caporedattore della rivista specialistica “Barbusiness” intervista Guido Andrea Pautasso autore di Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti (Abscondita 2015). Fabio Ivan Denti presenterà assieme a Nicoletta Negro (Assessore alla Cultura del comune di Albissola Marina), Luca Bochicchio (ADAC Università di Genova), Federico Zanoner (Mart-Archivi del '900) nel Giardino Museo G. Mazzoti di Albissola Marina sabato 30 maggio alle ore 17.30.

FIB
Tema fondante  dell’evento mondiale EXPO2015 è «Nutrire il pianeta, Energia per la vita». Cosa lega l’esposizione internazionale alla sua riscoperta della Cucina futurista?
GAP
«Nutrire il pianeta, Energia per la vita» è uno slogan che pare essere stato direttamente ‘prelevato’ dalle ricerche e dalle teorie di Filippo Tommaso Marinetti quando propose la sua Cucina futurista: una cucina creativa, colorata, sana, moderna, svecchiatrice e soprattutto capace di creare una armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani.
Le parole di Marinetti non erano soltanto delle semplici trovate pubblicitarie e propagandiste: egli concepì la gastronomia del movimento futurista come la prima forma di cucina avveniristica i cui piatti fossero paragonabili a delle vere e proprie opere d’arte all’avanguardia. Tutto ciò iniziò a partire dal settembre del 1913, quando un cuoco francese, Jules Maincave, scrisse e pubblicò a Parigi il primo manifesto della cucina futurista. Poi negli anni Trenta, Marinetti assieme all’aeropittore Fillia, dette una più precisa e concreta definizione della gastronomia dei futuristi con la pubblicazione del volume La Cucina Futurista, dove vennero raccolti i testi programmatici, i menu e le ricette ideate da cuochi, da pittori e da intellettuali che inseguivano il sogno di trasformare la tavola degli italiani in un originale laboratorio artistico.
FIB
Questo è quanto emerge dalla lettura del suo ultimo libro, Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti, edito da Abscondita, che rivela ai lettori anche ricette nuove, sino ad ora sconosciute, menu dalle forme straordinarie e componimenti poetici, anche ironici, dedicati al vino, che non hanno trovato collocazione nei libri di studio precedentemente pubblicati sull’argomento.
GAP
Ad occuparsi di Cucina futurista sono stati critici di fama internazionale come Germano Celant, Claudia Salaris e Maurizio Scudiero. Celant ha individuato il tema della cucina in occasione della mostra Futurismi a Palazzo Grassi nel 1986; Claudia Salaris ha scritto i primi articoli sull’argomento sulla rivista specialistica “Gola” negli anni ottanta e poi nel 2000 ha pubblicato il primo e fondamentale studio sulla cucina del movimento marinettiano, Cibo futurista: dalla cucina nell’arte all’arte in cucina. Mentre Scudiero da sempre si occupa della figura eclettica di Fortunato Depero, artista, designer e cuoco futurista che, per dirla in breve, costruì un vero e proprio rapporto di collaborazione con l’azienda milanese Campari e, oltre a promuovere straordinarie campagne pubblicitarie, inventò il modernissimo packaging -la bottiglietta a forma di bicchiere rovesciato- del Campari Soda e forse anche il primo distributore automatico di bibite della storia.
Tuttavia sino ad oggi, nonostante queste importanti ricerche, e la pubblicazione nel 2009 del mio libro, Epopea della cucina futurista, mancava un volume che catalogasse e riuscisse a storicizzare quanto scritto dai futuristi sulla gastronomia. Per questo ho voluto raccogliere gli elementi fondamentali e più rappresentativi della Cucina futurista, spaziando dai manifesti teorici ai menu (considerando anche quelli ispirati dal futurismo), alle ricette (prendendo però in considerazione quelle che non furono pubblicate nella La Cucina Futurista, bensì apparirono sulle pagine della famosa rivista “La Cucina Italiana” di Umberto e Delia Notari), alle poesie e ai proclami messi in atto dal movimento marinettiano. In questo modo, riuniti in un unico volume, è possibile ri-leggere una pagina di storia della gastronomia e non solo.
FIB
In effetti Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti si presenta come una raccolta di materiali collazionati e proposti al lettore con precisione filologica. Ma l’apparenza inganna, perché in realtà dietro questo aspetto scientifico, il libro è leggibile sia come una baedeker di cucina futurista, sia come se fosse un lungo racconto che si snoda attraverso le vicende di un gruppo di artisti, di cuochi, di pasticcieri, di barman, di pittori, di scrittori, di poeti, di pubblicitari e di designer, che furono tra i primi a voler cambiare in chiave artistica e moderna la nostra cucina.
GAP
Si potrebbe cominciare a parlare di Jules Maincave, che rispose ai proclami della Cucina cubista voluta da Guillaume Apollinaire, con le sue ricette a base di rane farcite con pasta di granchiolini rosa, di uova affogate nel sangue di bue e di filetti di sogliola alla crema Chantilly; oppure raccontare quando Marinetti gridò al popolo italiano, attraverso la radio, che la pastasciutta doveva scomparire dalle loro tavole. O quando Fillia propose di sostituire i piatti e le pietanze con pillole sintetiche e, ancora più audacemente, con onde radio nutrienti, come se l’uomo fosse già pronto a viaggiare nello spazio. Sempre restando in tema di stranezze: come dimenticare Tango, il cocktail proposto da un geniale barista fiorentino che aveva aperto il suo locale proprio vicino al famoso Caffè delle Giubbe Rosse frequentato dal gruppo dei sodali di Marinetti e, per cavalcare la moda e non perdere i clienti più all’avanguardia, si inventò un aperitivo antialcoolico futurista? E poi pensiamo a quanto può essere ancora oggi attuale la dieta futurista tutta vegetariana, a base di frutta e verdura cruda, proposta da Ernesto Michaelles in arte Thayaht? E come non rimanere colpiti dall’inventiva con cui i futuristi presentarono i loro piatti, realizzarono i menu, che chiamavano italianamente Lista vivande, o allestirono i banchetti posizionando il motore a scoppio di un aeroplano al centro della sala per conferire ai commensali l’idea di vivere una esperienza assolutamente poli-sensoriale.
FIB
La Cucina futurista può essere quindi riconosciuta come un grande esperimento, iniziato e fortemente voluto da Marinetti, che consente comprendere l’evoluzione della gastronomia del nuovo millennio improntata sulla destrutturazione degli alimenti, sulla sperimentazione molecolare, sulla rivisitazione dei materiali stessi che compongono le vivande in nome della scoperta di nuovi sapori sempre più audaci ed estremi. Una ricerca che ha interessato anche la miscelazione dei liquori e la creazione di nuovi mix per bibite e aperitivi.
GAP
Il caso della miscelazione degli alcoolici è uno degli episodi più straordinari e meno indagati della rivoluzione alimentare proposta dai futuristi: le Polibibite, alcune inventate dallo stesso Marinetti furono dei capolavori di costruzione basate addirittura sull’utilizzo di succhi gelati o congelati. In realtà è avvenuto, su tutti i fronti possibili della sperimentazione alimentare, quanto proclamato da Marinetti, che nel suo Manifesto della cucina futurista, in anticipo sui tempi, chiese ai cuochi di diventare dei chimici dell’intuizione.
FIB
Così gli artisti indossarono i panni dei cuochi e viceversa?
GAP
In occasione delle celebrazioni nazionali in memoria di Umberto Boccioni nel 1933, con l’allestimento alla Galleria Pesaro del banchetto intitolato PLASTICA MANGIABILE, l’aeropittore Enrico Prampolini e Bruno Munari, già illustratore futurista e proto-designer, realizzarono piatti che erano opere d’arte utilizzando materiali impensati ed extra-pittorici. Di lì a poco, Prampolini scrisse un importante pamphlet, intitolato Arte polimaterica, dove rivendicava il diritto degli artisti moderni di creare utilizzando elementi prelevati anche dalla realtà quotidiana.
Paradossalmente, per quanto riguarda la cucina, è accaduta la stessa cosa: Marinetti, perfetto agitatore gastronomico, ha dato il via alla ricerca ottanta anni fa. Oggi gli chef hanno potuto scoprire formulazioni di nuovi ingredienti in grado di portare alla luce nuove texture di sapori per cibi e vivande sempre più all’avanguardia.
FIB
Ecco allora che le sue ricerche dimostrano che Marinetti è veramente il padre della cucina moderna.
GAP
Soprattutto in un’epoca dove l’Arte è entrata prepotentemente nella vita quotidiana, dovremmo riconoscere che la cucina moderna è figlia del Futurismo.
  
Le immagini sono tratte dal libro di Guido Andrea Pautasso, Cucina futurista. Manifesti teorici, menu e documenti, Milano, Abscondita, 2015. Fotografie di Marco Cavalli

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